Archivio per la categoria ‘oliver in cucina

OLIVER IN CUCINA/ Pummarò, ovvero la pizza (buona) a peso d’oro

venerdì, dicembre 9th, 2011

ABOUT “OLIVER IN CUCINA”: perchè questa sezione del Frullatore

OLIVER RANKING:
prezzo:
2 stelle su 5
qualità:
3 stelle su 5
sintesi:
Partenope, pizza style, mozzarelle fresche, campania around the world. Qualità si, ma sui prezzi “se ne passano”
STRUTTURA:
Ristorante pizzeria napoletana PummaròInserisci link
CATEGORIA: pizzapescepizzapastacose in luogo di mare zona turistica
DOVE: Via dei mille, 21, 63074San Benedetto del tronto (AP)
CONTATTI: 0735.656541
VISITATO IL: ottobre 2011
LINK SU DUESPAGHI.IT

La pizza è abbastanza buona. Napoletana, corposa, buoni ingredienti (ottima la passata di pomodoro, mozzarella ça va sans dire). Come pizza napoletana a San Benedetto del Tronto, se la gioca con l’ottimo e vicino “Al Rondò”, che a mio giudizio però sta un pelino più su (ma è questione di gusti personali, sono qualitativamente buone entrambe).
Pummarò però dovrebbe darsi una regolata con i prezzi, a mio giudizio. Due pizze, due birre, una porzione di pastiera, due caffè e due amari non si possono pagare 50 euro, ragazzi, in un giorno infrasettimanale.
Già tenimm ‘i tass, u Guvern e Montialè, qua ci spellano ci sgrassano ci impazzano e per citare un Pino Daniele d’annata vorremmo almeno na tazzurella ‘e’ cafè.
Il caffè è nero, ma non costa come il petrolio, giusto?
No, precisiamo, di sti tempi non si sa mai.

Comunque buona la pizza, e locale anche elegante. Però vedete, un conto esageratamente salato ti dà una brutta vibration anche di un buon locale.

ABOUT OLIVER IN CUCINA/ Laudi et incazzature di uno che va per ristoranti

sabato, dicembre 3rd, 2011

Cronache del pensiero, dalle tavole italiane.
Descrizioni emotive, i dettagli i menu e le semiotiche del piatto li trovate da altre parti.
Legami fra cucina e società, antropologia dell’andar per ristoranti e io sono il mio primo oggetto di studio.
Una sezione del Frullatore di utilità sociale e di teorizzazione palatesca. Non pilatesca, si badi, qua non si lesinano critiche a chi disturba i palati altrui, esigendo per questo compensazioni economiche.
Utilità sociale, perchè prima dei mulini a vento e delle cospirazioni finanziarie, intendo combattere i furbetti della tavola, i fedifraghi della convivialità e i lazzaroni che ti fanno incazzare quando vai a cena fuori, rifilandoti robaccia e spellandoti il portafoglio. Altresì, intendo laudare et glorificare i paladini della buona tavola al prezzo giusto, anche se il prezzo giusto è alto ma si sa, il cibo merita esborsi economici e una buona morte, per me, sarebbe quella con la panza piena.
Teorizzazione palatesca, perchè il cibo è stretto parente della filosofia. Puoi studiarlo per tutta la vita, ma non avrai mai la soluzione e la teoria perfetta. E così come nella filosofia c’è lo studioso accademico ma ognuno è filosofo di sé stesso, così per il cibo la speculazione interiore ha cittadinanza quanto la professionale analisi del piatto e delle materie prime.
Detesto chi parla senza sapere, quindi qui non ci si avventura in dotte recensioni da guide pneumatiche e gamberi color cocomero. Ma si partoriscono visioni a partire dalla tavola. E consigli di esistenza nel vasto mondo del mangiare al ristorante.

OLIVER IN CUCINA/ "Mattia", ovvero della qualità estrema senza menarla troppo

sabato, dicembre 3rd, 2011

ABOUT “OLIVER IN CUCINA”: perchè questa sezione del Frullatore


OLIVER RANKING:
prezzo:
4 stelle su 5
qualità:
5 stelle su 5
sintesi:
elegante e di giusta sostanza, innovator-moderno, chef fuoriclasse
STRUTTURA:
Ristorante “Mattia”Inserisci link
CATEGORIA: Ristorante di pesce per fare una eccellente figura
DOVE: Via fratelli cervi, 2063039San Benedetto del Tronto (AP)
CONTATTI: tel: 0735.654125, www.ristorantemattia.com
VISITATO IL: 27 ottobre 2011
LINK SU DUESPAGHI.IT: http://www.2spaghi.it/ristoranti/marche/ap/san-benedetto-del-tronto/pizzeria-ristorante-mattia/

Bravo Marco Cameli!!!! Chef giovane e di talento, pesce stupendo e ben articolato, una base di sapori di mare con il quanto basta tocco di verdurina particolare, presentazione che si fa notare e ben ricordare. Una cantina più che varia, con sfizi sapienti ma non troppo ostentati. Tutto chiaro, ha la carta, ha il menu, sai cosa spenderai fin dall’inizio, mano a mano che la cena va avanti sei sempre più contento di aver deciso di farlo, di concederti la bellezza di un lusso che si manifesta sobriamente e con la giusta eleganza, all’opposto di un mondo che invece la paccottiglia e la folla e la serialità la scambia per lusso.
Un locale a colori forti, note cromatiche che nella penombra appaiono cremisi, sentori di caffè primitivo, giusto champagne se vuoi. Un locale tranquillo, nel senso più alto del termine, tranquillo come può essere un’ottima cena in un bel posto al prezzo giusto. Ne esci e hai la sensazione che la tua capacità di gusto sia come stata nutrita, aumentata.
Ottimo, e intelligente ristorante.

e per una recensione dettagliata dei trionfi dell’ottimo Marco Cameli sui vostri palati, vi consiglio questo pezzo dal blog “La Catana”. Concordo su tutto.

OLIVER IN CUCINA/ Posto 9: trattoria "anarchica", pesce e sincerità

sabato, dicembre 3rd, 2011

ABOUT “OLIVER IN CUCINA”: perchè questa sezione del Frullatore

OLIVER RANKING:
prezzo: 4 stelle su 5
qualità:
3 stelle su 5
sintesi:
anarchico e popolare, adriatico, onesto, stomaci capienti
STRUTTURA:
Posto 9
CATEGORIA: Ristorante di pesce, popolare, sul mare, economico ma buono. Senza menu, per stomaci tosti e portafogli popolari
DOVE: Lungomare italia 64010 – Martinsicuro (TE)
CONTATTI: tel 0861.714561
VISITATO IL: 19 novembre 2011
LINK SU DUESPAGHI.IT: http://www.2spaghi.it/ristoranti/abruzzo/te/martinsicuro/posto-9/

Il pesce dell’Adriatico, superbo scrigno di sapori e odori. Una piccola struttura in riva alla costa teramana. Serata d’inverno, tavoli di ragazzi e gente adulta, di ogni estrazione sociale, accomunata dalla voglia di una serata di sintonia fra palato e portafoglio.
Posto 9 è un locale assolutamente da frequentare, spesso e volentieri, certo dipende dalle proprie capacità di contenimento interiore dell’opulenza gastronomica, certo è meglio altro se si ha voglia di una serata romantica e appartata, ma è ancora e non ridondantemente certo che questi sono i posti che ti lasciano dentro l’impressione di aver speso il giusto in tempi di crisi per regalarsi una serata di abbondanza e soddisfazione.
Trattoria “anarchica”, senza menu, ti siedi e mangi ciò che ti portano. Insalata di polipo e poi subito piattino di frittura da combattimento. Non male strategicamente l’idea di spezzare così la standardizzazione delle sequenze a tavola, un fritto a inizio pasto e a stomaco vuoto si gusta meglio e gli si trova spazio senza soffrire.
Cozze e vongole e poi un assaggio di primo, una classica e sempiterna mezzamanica allo scoglio nella piena koinè marcuzziana marinara.
Fra Marche e Abruzzo, Marcuzzo, costa di marineria decimata ma dalla grande storia di sposalizio con il mare. E arriva la seppia arrosto, e poi si scompagina di nuovo la scaletta classica della cena di pesce degustando delle ottime panocchie bollite (canocchie, alias cicale di mare) servite nel numero-che-vuoi-tu dal Boss del ristorante che gira fra i tavoli con il vassoio e la pinza per fornirti ancora calde queste delizie adriatiche, povere ma meravigliosamente dotate di gusto, vere instillatrici di entusiasmo del circuito gola-cervello, vero salvatore e glorificatore dell’anima umana. Tornerà più tardi, non ricordo a che punto, e sempre da me ha ricevuto benevolenza e accoglienza dal mio stomaco. E più volte, alla fine sono io che lo chiamo e lui mi tratta come un figliol prodigo che torna dal deserto, affamato e onorante il desco.
E ancora cozze e vongole, in a traditional way e sempre gradite. E poi ancora seppia arrosto, sempre in modalità “quello che sforna la cucina eccolo a te, mangia e zitto“.
E io mangio, mangio con gusto e soddisfazione popolare, mi genufletto al Dio Pesce dell’Adriatico e alle sue nenie dolci e ammalianti. Inebriato dal vino da tavola che non fa venir mal di testa il giorno dopo nè la sera stessa, come dir no a un più che buono gnocchetto tricolore allo scoglio? Infatti dico sì. Chiudo con la seppia arrosto, beandomi della sua consistenza di nobile mollame esaltato dalla cottura al fuoco. Attorno la gente è felice. La cantina enologica? “Inesistente”, ecchissenefrega.
Alla cassa siamo io e loro, mi complimento, ringrazio e pago. 50 euro in due, panzapiena e simpatia. All’entrata ti avvertono “qui a volte si può servire anche pesce congelato”, viva la sincerità della trasparenza, spesso mancante in ristoranti molto più blasonati e blasonati il tuo portafoglio.