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Quello che di buono c’era nella Lega, l’ha distrutto la Lega stessa, non Belsito

sabato, aprile 7th, 2012

Sì certo, si fa presto a orchestrare “complotti contro l’unica forza di opposizione al governo delle banche” per mezzo di poteri sovranazionali che manipolano e indirizzano indagini. Ma poi si guarda al personale politico e amministrativo della Lega, ai loro volti, alle loro storie, e si fa fatica a scampare da un pur bieco trionfo della fisiognomica. Insomma, se complotto c’è stato, quel tesoriere lì non l’ha mica nominato la Bce, ma la Lega stessa. È la logica medicina ai complottismi. Saresti immune da critiche in senso assoluto? Se la risposta è no, non c’è complotto che tenga.

Comunque, fra tanti dipinti godenti del declino leghista, fra mille intercettazioni e mille disamine politiche, forse la cosa più giusta la scrive Luca Ricolfi su La Stampa di sabato.

“La Lega è destinata a uscire di scena non solo per gli scandali di questi giorni ma perché ha tradito troppo presto il sogno federalista, un’idea più che mai attuale”.
A parte che il referendum di cui parla Ricolfi si tenne nella primavera del 2006 e non nell’autunno, per il resto emerge con forza l’aneddoto del fuori onda nello studio televisivo, quando un politico della Lega disse all’editorialista de La Stampa che la riforma sui servizi pubblici locali sarebbe stata ostacolata dal Carroccio perchè un poco di sana liberalizzazione avrebbe fatto perdere lavoro alle imprese del nord e avrebbe impedito il riciclo dei politici trombati, dei nipoti e degli amici nelle poltrone delle municipalizzate.
Amaro apologo dell’impossibilità riformatrice connaturata a gran parte della politica italiana. Dietro la difesa dell’italianità delle imprese pubbliche o di quelle private destinatarie di appalti si cela un inganno di fondo. Anche se un appalto lo vincesse un’azienda “di fuori” (c’è sempre un “fuori” per chi gongola nel “dentro”) come farebbe a lavorare, se non usando manodopera del posto? Perciò non si perderebbero posti di lavoro, l’attentato della liberalizzazione sarebbe soltanto quello alla gestione del Potere da parte della politica. Altro che chiacchiere.

La verità è che la Lega non ha saputo rimanere immune dal “ministerialismo”, non ha saputo far comprendere agli italiani, tutti e non solo a quelli delle valli bergamasche, che una riforma federalista dello Stato è l’unico modo per educare gli amministratori pubblici spreconi e gestire meglio la spesa pubblica.
Sulla sacrosanta necessità di una gestione razionale delle politiche per l’immigrazione, la Lega non ha saputo emanciparsi da una visione da “bar dello sport”, e per forza che nell’immaginario comune la rivendicazione leghista a una immigrazione regolata è diventata solo razzismo becero.
Alla giusta presa di posizione contro la corruzione nel Meridione, ha risposto governando in una giunta regionale lombarda falcidiata dalle indagini. Alla critica, inattaccabile, contro un certo statalismo che ha coccolato il sud del paese nei suoi vizi peggiori, non ha saputo dare un discorso pubblico immune da demenziali attacchi al tricolore o ai napoletani in quanto tali.
Insomma, la Lega si è distrutta da sola, ha ragione Ricolfi. Ed è un motivo in più per dire “altro che complotto!!!”.

Con i gestori delle autostrade Monti mantiene la parola, con gli esodati (ancora) no

mercoledì, aprile 4th, 2012

Lei insiste molto su questo concetto di prevedibilità, cosa significa?
«Le confesso che quando alla fine di dicembre abbiamo visto scattare, per un automatismo delle convenzioni, oltre ai tanti aumenti da noi determinati per esigenze di bilancio, anche quello abbastanza cospicuo dei pedaggi autostradali, abbiamo avuto la tentazione di bloccarli o di differirli. Ma quella sarebbe stata una modifica di contratti in essere e sarebbe stato un argomento in più per dire che gli italiani sono quelli che cambiano le carte in tavola. Se vogliamo invece avere investimenti dobbiamo essere prevedibili».
(dall’intervista di Mario Monti a La Stampa del 4 aprile)

Il nostro premier è sensibile all’incazzatura degli italiani per il continuo aumento dei pedaggi autostradali. Bene. Ha anche avuto la tentazione di bloccarli (a proposito, questa citazione dal libro di Gianni Dragoni ci aiuta a capire meglio come funziona il pianeta autostrade Benetton). Ma il Governo però quei rincari non li ha bloccati, perchè non sta bene modificare i contratti in essere e cambiare le carte in tavola.

Peccato che modificare le carte in tavola è stato proprio quanto è stato fatto con gli esodati. Prima gli si fanno firmare i prepensionamenti con le aziende, anche aziende parastatali tipo Poste Italiane. Poi gli si cambiano le carte in tavola, per fare scoprire loro che sarebbero dovuti andare in pensione più tardi. Quindi li si fanno rimanere senza lavoro e con la prospettiva di andare in pensione fra cinque anni. E, dulcis in fundo, chi gli ha cambiato le carte in tavola senza prevedere un “paracadute” ora non li sa neanche quantificare, il numero complessivo di questi esodati “danni collaterali”.
Già, mai cambiare le carte in tavola, vero?

Abc: Alfano e Bersani nei casini

giovedì, marzo 29th, 2012

Non vorrei essere in Bersani: aveva la vittoria elettorale in tasca, eppure durante la lunga caduta di Berlusconi si è accontentato del colpo di mano di Re Giorgio, ha steso il tappeto rosso al governo dei professori e ha votato senza fiatare quella riforma delle pensioni che ora lascia per strada gli “esodati”. Ora chiede il rispetto del Parlamento, parla di un Paese che prenderà a cazzotti i politici e dice “per strada fermano me, non Monti”. Al voto, al voto: non lo disse a tempo debito (pubblico), ora si tenga il “dittatore” (in senso antico-romano, l’uomo chiamato – anche se non acclamato – a risolvere problemi. Non siamo arrivati ai Monaci al Potere, ecco allora il Dictator, e lo si disse qui in tempi non sospetti).

Non vorrei essere in Alfano: non solo perchè l’unanimismo può esser presagio di una veloce disfatta futura (eletto segretario del Pdl all’unanimità, lo ricordate? Beh, l’unanimismo nella sua fase discendente sovente si trasforma in detronizzazioni cruente. Beninteso, qui si parla di zucchero, ma sempre detronizzazione è). Non vorremmo essere nei panni di coloro che appoggiano la parte politica che negava la Crisi, che non è stata in grado con la maggioranza più ampia della storia di fare una cavolo di legge vera e per la crescita, che ha tuonato per anni contro le mani in tasca ai cittadini e poi non ha ridotto granché le tasse. Ora il Pdl naviga di conserva. Al voto crollerebbe, e infatti impiccia leggi elettorali nel sodalizio Abc che non facciano male a nessuno. Perché tutti e tre, AlfanoBersaniCasini, hanno timore di perdere, pur se tutti hanno voglia di vincere. E allora che si vinca in tre. Grosse paure, grosse koalition.

Alfano e Bersani nei Casini. Nel senso di Pierferdy, ovviamente. Che diceva “Io centro”, ovviamente. E’ lui, il vero democristiano 2.0, colui che di più e più a testa alta sostiene Monti, infatti. Non tutti lo capirono, ma più dell’orgoglio moderato potè l’orgoglio della buona mira. Voleva dire esattamente questo. “Io centro il bersaglio”.

Mills, nelle opinioni dei politici nulla di nuovo: giustizia da riformare sia per Pdl che per Pd

domenica, febbraio 26th, 2012

Giustizia da riformare, sia per i berluscones sia per l’ex opposizione. Dal Pdl si levano moniti contro i magistrati, dal Pd Bersani propone di accorciare i tempi di prescrizione sui reati di corruzione.

leggi anche la rassegna di opinioni e tweet curata dal Fatto Quotidiano

Monti potrebbe far bene al Mercato, ma non a tanti di noi

sabato, febbraio 25th, 2012

“Monti è quello spazio intermedio tra popolo ed elite che non è mai riuscito a governare le sorti del Paese”. Cosa ne sa del Paese Reale? Un non-politico che pensa solo al Bilancio peggiorerà la vita di molti. Oggi, ok. Ma domani potrebbe migliorarla?

leggi Filippo Facci nel suo editoriale di sabato su Libero qui ripreso da Il Post e il Frullatore pensa: “La questione è: un sacrificio, grosso, oggi, può valere un Paese migliore domani? Se sì, bene, ci può stare. Se no, è proprio una doppia fregatura”

No a “emendamento selvaggio”. E Napolitano richiama il deputato che non si “inchina”

sabato, febbraio 25th, 2012

Cesare Damiano aveva detto che non si possono accettare provvedimenti a scatola chiusa, in Parlamento. Il capo dello Stato gli risponde stizzito, invitandolo a leggere meglio il suo richiamo a non mischiare mele e pere.

leggi anche la lettera di Giorgio Napolitano a Repubblica

#100Monti disastrosi per Sallusti. Ma se è così pessimo, perchè Berlusconi lo appoggia?

sabato, febbraio 25th, 2012

Mirabolanti sorti? Il Giornale non ci sta: paese in recessione, benzina alle stelle, disoccupazione cresciuta, tasse pure, Rai pollaio, liberalizzazioni – quelle vere – non ci sono, spread sceso ma rimane alto, come mesi fa. #100Monti non digestiti. Vien da chiedere: se è così, perchè Berlusconi lo appoggia?

leggi anche Alessandro Sallusti su Il Giornale

Troppo drogati da voglia di sedurre: Merlo lancia frecciate a #100Monti

sabato, febbraio 25th, 2012

“Libro dei miracoli”, “politica-annuncio”, “droga che inebetisce”. Francesco Merlo non fa sconti e del rapporto sui cento giorni pubblicato dal Governo nota l’aspetto più “politico” e meno “tecnico”: annunci, giri di parole, opere mirabolanti e magnifiche sorti annunciate.

leggi anche Francesco Merlo de La Repubblica (qui dal suo sito personale)

Cento giorni e molti risparmi a Palazzo: il dossier

sabato, febbraio 25th, 2012

Su governo.it venerdì 24 febbraio è comparso il dossier sulla ‘Attività dei primi 100 giorni’, 34 pagine definite positive dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Giarda, pur se occorre il pareggio di bilancio nel 2013. Palazzo Chigi per le spese interne ha risparmiato oltre 43 milioni di euro.

leggi anche il dossier su Repubblica

100 giorni con una non-maggioranza troppo debole, che rende forte Monti

sabato, febbraio 25th, 2012

Non è poi così difficile per Monti rendere omaggio alla democrazia parlamentare e alla strana non-maggioranza a tre che lo sostiene. Poche frizioni, anche se ora con le liberalizzazioni e le riforme del mercato del lavoro potrebbero esserci le prime frizioni.

leggi anche Stefano Folli sul Sole 24 Ore