Archivio per dicembre, 2008

Soli nell’immenso vuoto che c’è

martedì, dicembre 30th, 2008

Un bell’articolo di Gabriele Romagnoli su repubblica.it lancia un messaggio chiaro, inflazionato, quanto difficile e sconvolgente da accettare: e se la molteplicità di forme di comunicazione virtuale non fosse altro che un modo per fuggire dalla solitudine? Una panacea per ottenere compagnia e vincere l’isolamento, tramite un trasversale effetto placebo?

La gente è sola, ha bisogno di confortarsi con proiezioni della propria persona in una rete che maschera i difetti, rende più facile sconfiggere le timidezze, elogia i pregi, accomuna tutti in una dimensione paritetica. Ma se fosse tutto livellato verso il basso? Se, paradossalmente, l’eccesso di comunicazione voglia inevitabilmente dire abbassamento della qualità del comunicato, del detto, dell’immaginato?
L’argomento è vecchio e abusato: ma proviamo a pensare a come sarebbe il nostro mondo senza facebook…il mondo senza sms….
come potremmo recuperare il fascino della proiezione, il gusto della conoscenza fugace, il senso di appartenenza a una comunità condivisa e virtuale?
Boh, forse non ci penseremmo come non pensiamo a una cosa che non abbiamo mai conosciuto.
Forse dalle nostre case usciremmo di più. Passeremmo più tempo nei luoghi della condivisione fisica di esperienze live.

Non sono antitecnologico; non scriverei qui, se lo fossi. Non passerei gran parte del mio tempo libero e lavorativo su internet, come invece faccio. Quindi passatemi questo argomento, e rifletteteci frullando virtuosamente le vostre idee, le suggestioni di chi volete, le esperienze del “vicino di tastiera” e il vostro “fare rete” bellissimo e divertente.

Non vi mette una angoscia formidabile pensare a voi, soli nell’immenso vuoto che c’è, aggrappati a uno schermo che tentate di raggiungere, sempre con il fiatone, battendo tasti e scorrendo simil topi di plastica? La vostra immagine di nuclei indifesi abbandonati nel potere trasversale della comunicazione virtuale, non vi preoccupa nemmeno un po’?

La mancanza di elaborazione dei dati che producete e che ricevete, l’estrema velocità di ciò che fruite in attesa di altre fruizioni fino alla stanchezza isterica e adrenalinica informatica; la mancanza di riflessione nel fruire della musica, inflazionata dal peer to peer compulsivo, le scorciatoie, la riduzione del pensiero a citazionismo, il wikipedismo, il galateo talvolta insopportabile della rete, degli sms, le cortesie formali dei messaggi di testo in serie.
Tutto ciò, non vi crea un vuoto attorno che mano a mano non sapete più come riempire perché state lentamente perdendo l’allenamento, se mai lo avete avuto, a riflettere?

Ma ancor di più, e oltre tutto ciò, oltre il web pervasivo, l’alienazione 2.0, lo stress della vita moderna e gli slogan: non vi crea una fottutissima paranoia l’idea DI NON AVERE TEMPO, di non avere mai il tempo che vi serve, la calma per la digestione mentale dei mille stimoli, dei vacui input e dei corposi concetti che ogni giorno affrontate???

ci vuole un rutto, un rutto dell’anima per digerire il lautissimo pasto, pieno di conservanti chimici e divorato in fretta, con un appetito che dopo la sua soddisfazione vede in tempi brevissimi il ritorno della fame.

Salve, natura!!! E’ un piacere conoscerti

sabato, dicembre 27th, 2008


la natura del mare,
la natura della neve in collina

la spiaggia di San Benedetto del Tronto, la collina innevata di Mozzano (Ascoli Piceno)
foto di Oliver Panichi
testo pure

Blu notte e bianco giorno, pomeriggio chiarore
camminare e sudare sotto un piano inclinato
pieno di nubi o sgombro di blu

Ellenisticamente apprezzare il classico
biancofiore
e poi da attore consumato
navigare sulla spiaggia piatta
e camminare sapientemente
fino al confine della civiltà, dove anche il cemento è ambrato

La gioia nel vedere la neve
la calma del mare in tempesta
la piattezza della tavola blu sotto un’altra tavola blu
concava come il cuore
di marmo come la montagna
liquida come l’aria
celeste come l’ossigeno che respiro
a pieni polmoni
nel blu, nel bianco e nel giallo sabbia

Ad animo puro,
che celeste candore ne abbia
al giovane inquieto,
che chiarore gliene incolga
all’acido e al guasto cuore
che gioia lo strusci
e simpatia lo sovrasti

Perché si sposti l’aridità
e ne guadagni il florilegio di colori
perché poi si prostri la ritta schiena del ricco
e si frustri la impotente voglia di invidia

E alla fine tutto giaccia
nelle messi del sole
sotto l’intrepido colle sposato dalla neve
nel masso eroso e nel nucleo caldo e dinamicamente originato
di madre terra e fratello mare

Mi devi un favore, di qua e di là

mercoledì, dicembre 24th, 2008


[Alfredo Romeo, foto Repubblica.it]

“Non basta il merito, non basta l’impegno, e neanche la fortuna, per trovare un lavoro. La condizione necessaria è rientrare in uno scambio di favori. In passato l’incapace trovava lavoro se raccomandato. Oggi anche la persona di talento non può farne a meno, della protezione”.

Quoto in pieno un articolo di Roberto Saviano su Repubblica, comparso il 20 dicembre scorso.
Saviano fa un discorso tondo e onesto, aggrappato al clima di inchieste e arresti di questi giorni (in Campania, in Abruzzo, dalfonsi, romei, gambali,mautoni, generali della finanza presunte talpe).
E, Saviano, si conferma intellettuale onesto intellettualmente, sganciando fra loro l’inevitabile anatema contro la corruttela dilagante e la critica “fenomenologica” del fenomeno corruzione dalla politica. O, meglio, agganciandole entrambe all’esaltazione del concetto di Politica vera, quella al servizio degli altri.
Quoto ancora questo estratto del pezzo di Saviano
“Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne rimane molto, se ce n’è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo, perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere e promuovere un cambiamento”.

IL DUBBIO ora è uno.
Anche qui si ripresenta il dilemma, il problema, l’equazione da risolvere e la formula da trovare: come agganciare la riflessione critica a un’azione concreta? Nella realtà, nei governi, nelle amministrazioni pubbliche, come si trasferiscono la lucidità di un’analisi dalla giustezza innegabile e dalla indiscutibile rotondità dialettica?

Sembra una domanda banale, ma è lo scoglio su cui si infrangono molti buoni concetti e consapevoli apripista. Uno scoglio grande, enorme come la complessità della vita umana, infido come il Potere. La sfida del futuro. E del passato.

I segni di una pace terrificante

lunedì, dicembre 22nd, 2008

(Fabrizio De Andrè, La domenica delle salme, dall’album Le Nuvole, 1990; videoclip di Gabriele Salvatores)

cuori pronti al vaffanculo
lingue irridenti e antisociali
la salma del linguaggio la guardate e ci pisciate sopra

Disse Faber che nella domenica delle salme “non si udirono fucilate, il gas esilarante
presidiava le strade”

E nel mentre mi viene pensato
mi viene ragionando un pensiero
mi penso addosso

“L’anarchia esiste, ciò che non esiste siete voi”
disse qualcuno, nella sottoveste celeste di un pisolino pomeridiano dopo un pranzo di lavoro
“Il Potere, la politica, le operette immorali, i sermoni vuoti e gli ignoti apripista di una sconfitta”
assediano il forte della coscienza, ma le truppe cammellate del patentato cascame di regime
ne abiureranno le motivazioni fin qui appoggiate. Nell’assedio il primo a cadere sarò io
“E allora chi vi racconterà l’epifania del dispositivo di protezione sociale, la kratofanìa?”

Tranquillo, io sdoppiato, c’è chi parlerà al posto tuo
e le sue parole continueranno a parlare anche da morte
anche in absentia


Sulla Fede personalistica

domenica, dicembre 21st, 2008

TESI
“Credo in Dio, non nella chiesa”

CONFUTAZIONE DELLA TESI
La dimensione collettiva, secondo la chiesa cattolica, è imprescindibile per la comprensione e l’assunzione su di sé del mistero di Gesù Cristo morto risorto e salvatore degli uomini.
Per dimensione collettiva si intende principalmente la prassi sacramentale: i sacramenti della chiesa cattolica e in particolare la Comunione.
I sacramenti sono inseriti in una funzione per così dire macro della Chiesa, che è la mediazione ecclesiale.
Questo in fin dei conti è il concetto: la fede è un atto pubblico e necessita per essere tale di una assunzione di responsabilità che sia anch’essa pubblica, mediata dalla chiesa, messa in pratica dai sacramenti.
Una fede personalistica, puramente interiore, risulterebbe perciò monca ed inadeguata, in ultima analisi, ad accogliere il mistero* dell’evento Gesù Cristo, verso il quale la comprensione umana rimane comunque inadeguata.
La lettura delle Sacre Scritture, parola divina per la liturgia e per la fede, testimonianza oculare nel Nuovo Testamento dell’evento Gesù, di conseguenza trova il suo compimento ultimo nella lettura pubblica e nella condivisione ecclesiale. Attraverso essa, attraverso la mediazione ecclesiale, l’uomo dei tempi attuali può diventare testimone indiretto dell’evento storico Gesù Cristo e aderire con un atto libero alla sua prospettiva di salvezza (calata nella storia una volta per tutte dal crocefisso, vero Dio e vero uomo).

* mistero è termine improprio, perché nelle connotazioni semantiche spesso usate questo termine può indicare forme di sapienza chiuse, non universalistiche, esoteriche. Che basano la loro forza su elevazioni sapienziali dal singolo al trascendente. Mentre la fede cristiana è innanzitutto rivelazione dall’alto.

La potenza della semplicità

sabato, dicembre 20th, 2008

Parlando con un amico, abbiamo riflettuto su quanto sia potente la semplicità e quanto un linguaggio piano, una sintassi non involuta, una trama non contorsionisticamente intrecciata, rendano grande un romanzo.
Si parlava di Dostoevskij, de “Il giocatore”, della potenza dei dialoghi anche nei romanzi più complessi e lunghi.

E abbiamo riflettuto su quello che a ben vedere è un grande principio della letteratura, oltre che una cifra di grandezza in uno scrittore.
E cioè sul fatto che la grandezza di un grande scrittore può stare nella potenza dei dialoghi. Perché quando l’autore recede dal suo ruolo di costruttore di un mondo, lasciando alla potenza dei dialoghi il compito di presentare a tutto tondo personaggi, visioni del mondo e persino filosofie di vita, allora c’è grande letteratura.

Le scarpe di Bush e il situazionismo democratico

lunedì, dicembre 15th, 2008

(foto Afp tratta da corriere.it)

Bizzarro episodio, incredibile protesta. Questa la definizione mainstream sulla protesta fatta dal giornalista irakeno Muntazer al-Zaidi del canale tv «Al-Baghdadia», durante la conferenza stampa del presidente Usa George Bush nella capitale irakena.

La televisione mediorientale, curiosamente ma non troppo, chiede a gran voce il rilascio del vivace reporter, che rischia anni di carcere, invocando la difesa della liberà d’espressione, proprio quel bene primario e prezioso, nella prospettiva di quella Tv, che gli Usa e l’occidente avrebbero voluto importare in Irak.

Ma diciamocela tutta, Diciamocela tutta: chi di noi non ha solidarizzato in fondo al cuor suo con Muntazer? Il giornalista irakeno ha rotto il frame, la cornice situazionale della conferenza stampa. Di più, la cornice di una conferenza stampa anestetizzata più del normale, dato il luogo, Baghdad, e i protagonisti (un presidente Usa ancora in carica solo formalmente, un presidente irakeno che in carica solo formalmente è forse fin dal momento della sua formale elezione).

Atto comunicativo intriso di codici culturali, perché il lancio delle scarpe e quell’epiteto, “cane”, nella cultura araba hanno un significato negativo ben preciso e umiliante.
Atto politico, ovviamente. Atto etico, forse, perché richiama i giornalisti del mondo, seppur in modi “troppo esuberanti”, a scrollarsi di dosso le finzioni anestetizzanti del potere. E della forza.

Bush passerà alla storia come un presidente dai molteplici operati censurabili. Muntazer al-Zaidi passerà alla storia come colui che gli ha tirato le scarpe in faccia. Ma vi rendete conto di che potenza comunicativa ha avuto questo atto?
Muntazer ha incorporato e lanciato in avanti proprio il giudizio negativo che di Bush hanno in primis gli occidentali. Del giudizio negativo degli irakeni non parliamo, per rispetto delle tragedie altrui.
Quel lancio di scarpe dimostra che l’eccedenza della vita e del sentimento possono entrare dovunque. Anche nelle situazioni anestetizzate. Anche sulla faccia dell’uomo più potente del mondo. Il suo, quello di Muntazer, in questa ottica, è certamente un atto inconsapevole.

Ma passerà alla storia, perché ci sarà un prima e un dopo di quel lancio delle scarpe.
La rivincita dei poveri che non hanno altro che le scarpe da tirare. La rivincita dei giornalisti che si sentono offesi nella loro dignità dalle stronzate che spesso tocca loro ascoltare dal Potere, in ogni luogo e in ogni tempo.

Un atto democratico forse non lo è stato, perché la democrazia e la libertà di espressione non dovrebbero prevedere nessun tipo di violenza. Anche se questo è un dilemma che deleghiamo volentieri ai politologi e ai filosofi.
Ma seppur violento, quell’atto è stato il luogo dell’emergenza, dell’eccedenza. Un atto artistico, forse, anche se non lo diremmo in faccia al suo autore, che rischia il carcere.

Ma qui entra in gioco la separazione fra segno, interpretazione del segno e vita. Muntazer lo compatiamo per i guai che gli provocherà la sua impulsività politica, lo deprechiamo perché ha fatto una cosa “che non si fa”, “non a modo”, contro la non violenza, addirittura esaltante di una visione che potrebbe anche essere legata in modi indiretti al terrorismo.

Tutto questo è vero sul piano della vita reale. Ma sul piano dell’interpretazione, del segno che quell’atto è stato, ci troviamo qui a dissertare del valore comunicativo dell’esagerazione, del potere dell’eccedenza contro il Potere.
Della dinamica sempre viva fra Potere e repressione, da un lato, e fantasia e contestazione, dall’altro.
Del margine di azione politica che rimane anche nelle situazioni più complesse, anestetizzate o disperate.
Un insegnamento? Non certo quello di lanciare le scarpe al politico non gradito. Anche perché la logica del Potere potrebbe portare all’imposizione per i giornalisti di entrare scalzi in sala stampa.

Ma potremmo imparare che c’è sempre un margine di contestazione e di fantasia democratica anche nei momenti più ingessati. Situazionismo democratico. Questo potrebbe essere un insegnamento e, in embrione, un concetto su cui riflettere, su cui performare e in base al quale agire.

Le vie delle scarpe sono infinite. Meglio usarle per camminare che tirarle in faccia al primo venuto, però. Ma camminare occorre farlo sul serio.

Il mare si riprende ciò che è suo

domenica, dicembre 14th, 2008

Nella foto di Valeria Fabioneri e nel video, pubblicato anch’esso da rivieraoggi.it, si vedono gli effetti della forte mareggiata che ha colpito la costa Picena fra l’11 e il 12 dicembre 2008.
Certo, le mareggiate non sono una novità. E il titolo di questo post potrebbe sembrare fatalista, inutilmente disfattista, anti moderno, persino leggermente affetto da sindrome Nimby.
Bene, è un po’ di tutto questo.
Ma oltre gli slogan, voglio esprimere un pensiero, che ho già espresso nella mia attività giornalistica sul settimanale cartaceo rivieraoggi e che voglio riprendere qui nel Frullatore.

Fra Cupra marittima e Grottammare (per chi non sapesse dove sono, si trovano sul mare Adriatico, nell’ultimo lembo di costa marchigiana prima dell’inizio della costa abruzzese), si sta mettendo in atto una dinamica conosciuta e stra conosciuta: l’eccessiva antropizzazione della costa.
Fra Cupra e Grottammare c’è una stupenda spiaggia di (credo) due chilometri, con una spiaggia non esageratamente larga, ma con sabbia fine. Con la ferrovia adriatica che scorre parallela alle spalle, ma anche con una bellissima pista ciclabile, un vero gioiello di conciliazione fra istituzioni e ambiente turistico.

Ebbene, da un annetto pare che si stia mettendo in atto la dinamica edificatoria. In nome della libertà d’impresa, in nome delle entrate per il Comune, in nome di un’idea di turismo legata chissà come mai solo alla privatizzazione di ciò che è pubblico per natura, stanno spuntando stabilimenti balneari anche lì dove finora la costa è stata risparmiata. Fra Cupra e Grottammare, appunto.

Ebbene, il Frullatore di Oliver Panichi crede che questo sia NO BUONO. Quel tratto di costa, quasi vergine come ancora è, dovrebbe rimanere libero dall’ingombro degli onnipresenti (nella costa picena) stabilimenti balneari. Per ragioni di impatto ambientale, per ragioni funzionali e di estetica.
Ma soprattutto per l’estetica, il Frullatore è contro la cementificazione di quel tratto di costa.

è così, è così, è cosìììììì
io resto quiiii

e per farvi una risata sarcastica, eccovi il link di un articolo non recentissimo del libero pensatore sambenedettese Pier Giorgio Camaioni

saluti e baci

GOOD NEWS Almeno sulla costa picena, a San Benedetto del Tronto, la lungimiranza della Regione Marche e di un ex politico (Pietro D’Angelo)ha permesso la salvaguardia di un tratto di costa rimasto intonso dalla cementificazione. Stiamo parlando della Riserva Naturale regionale della Sentina.

corri forte, ragazzo, corri

sabato, dicembre 13th, 2008


impara a leggere le cose intorno a te
finchè non se ne scoprirà la realtà
districar le regole che
non ci funzionan più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità

(Area, Crac, 1975)

già caro demetrio, occorre imparare a leggere il mondo e le regole attorno a sè
occorre imparare a districare ciò che non funziona più
e ciò che non ha funzionato mai

per fare cosa, poi, alla fine?

spezzare tutto ciò con radicalità
e basta

Bere latte crudo? E’ un atto politico

giovedì, dicembre 11th, 2008


io bevo il latte crudo. Per me la Parmalat e la Tetrapak possono anche chiudere. Torniamo tutti contadini allevatori, altro che industria. Le vacche non delocalizzano
(Il Frullatore)

(nella foto rivieraoggi.it l’amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto che, meritoriamente e come molti altri Comuni italiani, ha fatto un passo avanti materiale e simbolico verso una società più giusta, verso la tutela del nostro lavoro, dei nostri animali, delle nostre campagne, e della nostra salute: UN DISTRIBUTORE DI LATTE CRUDO DAVANTI AL MUNICIPIO, frequentatissimo fino a qualche giorno fa, ora un po’ meno, per colpa della paranoia mediatica scatenata dalle agenzie prezzolate dalle multinazionali del cartone, del trasporto, del latte chimico, degli Ordini dei Pediatri, delle case farmaceutiche, della grande distribuzione)

il latte crudo è buono e non fa male, al massimo al massimo vi fa sedere sulla tazza del cesso, se lo consumate un po’ oltre il limite naturale o se lo avete tenuto sotto il sole quando con la vostra bici tornate a casa dopo una pedalata di venti chilometri sotto il sole di agosto.

BERE LATTE CRUDO DAI DISTRIBUTORI ALLA SPINA E’ UN ATTO POLITICO, teniamo duro

e tenete duro anche voi, Comuni italiani

non sono grillino, però vedete un po’ il caro Paolo De Castro, ex ministro di Prodi, per quale sincero e umanitario motivo parla male del latte crudo…

http://www.youtube.com/watch?v=WhyjcDhdcHE

ma ci facci il piacere….

e poi
http://www.morfina.it/blog/?p=97

“fino a vent’anni fa nessuno era allergico al latte
http://crisis.blogosfere.it/2008/12/nuovo-spauracchio-il-latte-crudo.html

con tutta la merda che ci danno da mangiare e inalare…..ma ci facci il piacere…..

difendere gli allevatori italiani
http://www.meetup.com/Gruppo-Meetup-Amici-di-Beppe-Grillo-di-Brescia/boards/thread/5894510/

(ripeto, non per fare il grillino, ma su queste cose mi sembra che loro abbiano voci giuste e contenuti onesti intellettualmente)

SALUTI CRUDI A TUTTI QUELLI CHE NON CI STANNO
SIAMO TANTI, E FACCIAMO PAURA
MA DOBBIAMO TENERE DURO