Il terremoto ha fatto crollare una scuola, terremoto cattivone. Quei bambini e la maestra non avrebbero dovuto trovarsi lì e in fin dei conti se quel giorno non fossero andati a scuola, povere anime innocenti, l’edificio non gli sarebbe crollato addosso.
Questo hanno pensato in molti, dopo la sentenza di primo grado del 13 luglio 2007 che assolse tutti gli imputati del disastro della scuola Iovine di San Giuliano di Puglia (31 ottobre 2002), perché il fatto non sussisteva. Le accuse erano omicidio e disastro colposi, falso ideologico.
IL FATTO La scuola, secondo il procuratore Nicola Magrone che sostenne l’accusa, era crollata non per colpa della virulenza del terremoto, ma perché costruita male e sopraelevata peggio.
Ma la logica perversa per cui quei poveri bambini non avrebbero dovuto trovarsi lì, per cui la colpa comunque è sempre della natura anche se l’uomo può fare qualcosa per premunirsi, per cui in Italia si può fare quel che si vuole, in riferimento a questo caso oggi non ha più ragione di essere esecrata dai nostri cuori. Perché la Corte d’Appello di Campobasso ha condannato cinque imputati coinvolti nel crollo della scuola.
Qui trovate le cronaca, con le condanne nel dettaglio e i commenti dei familiari delle vittime. Siamo al secondo grado, ovviamente, e prima di parlare in termini definitivi ci potrebbe essere la Cassazione. Ma intanto lasciatecelo dire: da oggi abbiamo un po’ più di fiducia in questo sistema giudiziario che vogliono destituire di ogni potere e autonomia. Da oggi respiriamo meglio, perché abbiamo un groppo in gola più piccolo.
IL MEMENTO Qui di seguito vi riporto alcune frasi che nel suo libro “Roba Nostra” il giornalista Carlo Vulpio dedica alla vicenda. Parole scritte prima di questa sentenza di appello, e perciò cariche di una profonda amarezza che oggi possiamo dimenticare. Ma bisogna tenere alta la guardia dell’impegno civico per una giustizia giusta.
“Quel giorno il giudice lesse in fretta la sentenza senza mai alzare lo sguardo verso il pubblico e poi andò via, quasi scappò dalla porta di servizio assieme agli avvocati degli imputati. I quali naturalmente elogiavano “l’equilibrio di Laura”, cioè il giudice D’Arcangelo, poiché aveva accolto la loro tesi della natura matrigna. La tesi cioè che il crollo della scuola fosse dovuto alla fatalità del terremoto, alla cattiveria del sussulto della terra proprio in quel punto e soltanto lì, sotto quella scuola, e aveva invece respinto la tesi del procuratore Nicola Magrone, che in otto ore di requisitoria aveva spiegato che la scuola era crollata non per colpa del terremoto ma perché era stata costruita male e sopraelevata peggio, senza calcoli statici, senza collaudi, senza controlli. La scuola Iovine crollò alla prima forte scossa di terremoto, alle 11,40 del 31 ottobre 2002. In tutto il Molise non è crollato nessun altro edificio; nemmeno quelli maggiormente danneggiati sono poi crollati, quando il terremoto è tornato a farsi sentire (….) Così non si costruisce nemmeno un canile, aveva detto il procuratore. I periti erano stati ancora più netti: secondo loro, a far crollare quella scuola, sarebbe bastata anche una forte nevicata. (….) Per la scuola San Giuliano, secondo il procuratore, erano state violate almeno venti leggi, ma il giudice ha assolto tutti perché il fatto non sussiste”.
Poi Vulpio fa notare un fatto fondamentale. Dire che la scuola è crollata “per colpa” del terremoto e non “in occasione” del terremoto è di una importanza essenziale. Perché è un bivio nel quale, se si sceglie la formula “per colpa” del terremoto, si apre il vasto fronte della ricostruzione e della pioggia di finanziamenti a un intero territorio, soldi che magari vanno anche a chi ha una piccola crepa sul muro laterale e ottiene denaro bastante per rifarsi la villetta.
E la retorica degli “angeli di San Giuliano”, sostiene Vulpio, sarebbe così un comodo viatico per mungere la vacca dei soldi pubblici.